Da che parte sto.

Oggi ero off e ho deciso di ricalcare qualche zona della City che da tempo non vedevo. Quale occasione migliore per andare a curiosare intorno a St. Paul’s per capire quello che sta accadendo in questi giorni ai piedi della cattedrale?

Avevo letto di sfuggita sullo Standard di un grande sit-in, una nuova sollevazione che pare faccia passare delle nottatacce al buon vecchio Boris tanto da fargli scomodare la Met per inviarla in massa a sgombrare questa nuova massa che si aggrega, si organizza e si forma compatta ai piedi del quartiere finanziario.
Paternoster Square era stata occupata la scorsa settimana da una compagine allegra, ordinata, ben organizzata e con tante idee in testa.
Quella piazza linda e pinta, chiusa da palazzi candidi dai pietroni squadrati, circondata da caffè eleganti e sofisticati dove “chi prende le decisioni” andava a fare colazione era diventata un crocevia di idee e di scambi, dove match di football improvvisati, sessioni di meditazione, assemblee pubbliche e seminari di vario tipo erano all’ordine del giorno, neo peloso sulla gota imbellettata di mamma finanza.

Il movimento del 99% vuole dire basta a un mondo basato su regole che non portano ad altro che un crescente divario tra i ricchi e i poveri.
Il debito pubblico inglese supera ciò che tutti i cittadini risparmiatori hanno sui loro conti correnti bancari: per i manifestanti questo scheletro che ancora chiamiamo Capitalismo è sorpassato, carcassa impolverata della Storia che ancora ci ostiniamo a tentare di lucidare credendolo marmo indistruttibile, pronto a sfidare secoli di marosi economici.
Boris però non la pensa alla stessa maniera, e nella scorsa settimana ha inviato la Met a sgomberare Paternoster Square. St. Paul’s ha concesso il terreno antistante la cattedrale per permettere al movimento di continuare la sua protesta, ed oggi, mentre mi avviavo ad esplorare questo mondo conosciuto mille volte in Italia, ma con sempre qualcosa da scoprire, non potevo fare a meno di notare lo squallore della candida Paternoster, desolata e tirata a lucido, protetta da barriere di metallo, dai Bobbies e dal muro di gomma creatto dai residenti di quella piazza che tutto a un tratto ne rivendicano la proprietà esigendo lo sgombero dei campeggiatori. (mi ricorda qualcosa…)
La regina Anna oggi ha intorno a sè una corte di tende e recinti tirati su come grandi bacheche e su cui i manifestanti hanno attaccato di tutto: richieste di vario genere, ciò di cui necessitano come acqua e medicinali (ma anche incenso!!!), vignette satiriche, messaggi, slogan e il loro decalogo scritto durante la loro prima assemblea comune.
Davanti alla scalinata un gruppo fantastico si esibisce, sono i Six-Day Riots. Una predicatrice mi dice “shake your bottom”, e un soggetto Irish-looking dalla barba rossa a punta mi offre dei brownies con un sorrisone che apre il cuore.
La cantante suona un ukulele e pare la ragazza più felice sulla terra, i suoi accompagnatori si scatenano con chitarra e contrabbasso, mentre la violinista si inserisce con fraseggi eleganti.
Questi ragazzi vanno forte.
Grazie Londra e grazie St. Paul’s per l’opportunità che dai a queste voci!
Io sto con loro!

“We want structural change towards authentic global equality.”
London, October 25th 2011

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